31.5.05
Treno regionale 6427
Parto da Venezia con il treno interregionale ventimilacinquecentosettantaquattro delle ore quattordici e zerodue per Bologna, o meglio, cerco di partire con il treno interregionale ventimilacinquecentosettantaquattro delle ore quattordici e zerodue per Bologna dal momento che, arrivato al riparo dal sole infernale sotto la pensilina della stazione di Venezia Santa Lucia, trovo due binari vuoti e nessuna gentile e, allo stesso tempo, irritante voce femminile che dagli altoparlanti mi dica:

plìnplòn
informiamo la gentile clientela che il tReno, [inteRRegionale] numeRo [ventimilacinquecentosettantaquattro], delle oRe [quattoRdiciedueminuti], per [BolognacentRale], aRRiveRà con un RitaRdo di, [millantanove] minuti.
plìnplòn

Nulla di tutto questo, anzi, soltanto gente che versa sudore, incazzata, che aspetta mugugnando in silenzio, che rivolge il volto all’oracolo del nero tabellone degli orari (che alcuni teorizzano sia dotato di una propria volontà), che brucano pizze al taglio come piccole pecore ben ammansite.
Alle quattordici e dieci minuti arriva il treno da e per Bologna sul binario dieci: sotto la pensilina trentacinque gradi, dentro al vagone almeno una quarantina. I poggiatesta colano il grasso accumulato durante gli innumerevoli inverni di servizio, le ascelle dei passeggeri sembrano i comignoli di sfogo che si alzano sputando le loro fiamme dall’orizzonte di Porto Marghera. Non bastano i finestrini totalmente aperti per fermare questo stillicidio. Ovviamente l’aria condizionata non funziona, visto che pago solo cinquantanove euro di abbonamento mensile. A completamento di questo ameno quadro di inizio estate, incappo in un esempio pratico del “Teorema della Vecchia Signora” che mi illumina e mi fa comprendere come veramente stanno le cose:

Teorema della Vecchia Signora
(o paradosso del finestrino aperto)

Dato un passeggero delle fu FFSS ora Frenitalia, definita con Te la temperatura in gradi Kelvin dell’ambiente esterno e con Ti la temperatura misurata all’interno della carrozza, indicata con ∆x l’apertura del finestrino più vicino al passeggero in questione e con y la signora (etàsignora > 65 anni) seduta sui sedili alle spalle del passeggero, se

T ≥ 308,15 K (35°C) e ∆T = Ti – Te ≥ 5K

allora, indicata con l la massima apertura possibile del finestrino sulle proprie guide, ne segue che

lim ∆x = l
∆x→ x

Ma poiché abbiamo anche che

y = f(x)

appare chiaro che y, cioè la signora, all’aumentare di ∆x, sarà sempre più propensa ad alzarsi dal proprio sedile seguendo una curva Booleana per chiedere scortesemente al passeggero di fronte di chiudere il finestrino onde evitare il conosciutissimo fenomeno del “Diavoletto di Maxwell”.


In altre parole, il mio finestrino è rimasto cortesemente chiuso fino all’arrivo alla stazione di Monselice mentre io contribuivo maggiormente all’ingrasso dei sedili verde-padania del treno interrregionale ventimilacinquecentosettantaquattro.
Ad ulteriore riprova del suddetto “Teorema della Vecchia Signora” e della mia errata ira nei confronti delle ferrovie, salgo sul treno regionale seimilaquattrocentovetisette delle quindici e trentacinque da Padova per Mantova. E’ una littorina. Salgo che sono le quindici e trentacinque spaccate e penso, tra un po’ sarò a casa, basta portare ancora pazienza e sopportare ‘sto caldo per un altro quarto d’ora. Ma il quarto d’ora passa e il treno se ne sta ancora fermo sotto il sole di Monselice. C’è qualcosa che non và. Di lì a poco, altri dieci minuti circa, arriva un’ambulanza e degli omini arancione scendono da quella per salire poi sul treno fermo e rovente. Forse qualcuno si sarà sentito poco bene, penso. E così è, infatti. La barella scende dal treno con una signora a bordo in stato d’incoscienza per poi essere caricata nell’ambulanza. Forse, suppongo io, qualche individuo che le stava seduto davanti ha voluto a tutti i costi tenere il finestrino aperto nel tragitto Padova-Monselice per sentire spocchiosamente il vento in faccia, senza tener conto delle inevitabili conseguenze del “Teorema della Vecchia Signora”. Qualcuno favoleggiava che la causa invece fossero i miseri quaranta gradi all’interno della vettura, il troppo caldo e la mancanza di aria condizionata… bah! Maldicenze punto e basta.
Il treno riparte con mezz’ora di ritardo e anche qualcosa di più.